Antitrust 
e Agcom, rimodulare contributo di ricarica per cellulari
Possibile 
intervento regolatore per garantire soprattutto la clientela più debole
 
 16 novembre 2006 – 
Occorre un intervento di rimodulazione sul contributo di ricarica dei cellulari 
per restituire alla concorrenza tutte le componenti di prezzo della telefonia 
mobile e ottenere in prospettiva rilevanti riduzioni delle tariffe. E’ la 
principale indicazione che arriva dall’indagine conoscitiva congiunta condotta 
dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e dall’Autorità 
per le Garanzie nelle Comunicazioni e conclusa il 15 novembre 2006.
In base ai risultati dell’indagine, 
ci sono i margini per un intervento dell’AGCOM - in relazione agli elevati 
contributi di ricarica –per garantire tutte le fasce di clientela, specie 
quelle economicamente più deboli. Gli operatori dovranno inoltre fornire 
informazioni trasparenti in grado di permettere agli utenti scelte di consumo 
consapevoli.
Per le Autorità, 
la revisione, anche totale, del contributo fisso renderebbe più trasparente 
le offerte e ne aumenterebbe la comparabilità. Verrebbe inoltre eliminato 
quel carattere di regressività del costo di ricarica, che incide in misura 
maggiore sui tagli inferiori, creando effetto distorsivi per i consumatori più 
deboli.
Nell’indagine conoscitiva, che verrà ora inviata alla Commissione 
Europea, si sottolinea come il “costo” di ricarica del credito di 
telefonia mobile rappresenti un’anomalia italiana, non essendo applicato 
negli altri Paesi europei. 
L’indagine evidenzia inoltre come il servizio prepagato sia nato in alternativa 
al servizio in abbonamento, che è onerato dalla tassa di concessione governativa.
Si tratta di un contributo 
che ha permesso ai gestori di conseguire nel 2005 ricavi al lordo dei costi per 
circa 1,7 miliardi di euro, corrispondenti ad oltre il 15% degli introiti complessivi 
delle SIM prepagate. 
In Italia oltre il 90% degli utenti si avvale del servizio ricaricabile, rispetto 
ad una media europea intorno al 50%. Mentre i prezzi al minuto del servizio si 
sono progressivamente ridotti nel tempo, il contributo di ricarica per i diversi 
tagli è rimasto inalterato, per tutti gli operatori.
Dall’indagine 
emerge peraltro che il contributo di ricarica non ha un diretto e trasparente 
rapporto con i costi sostenuti dagli operatori per la gestione dei servizi di 
ricarica, ma rappresenta una componente di prezzo inserita dalle imprese nell’ambito 
delle loro strategie di pricing. In particolare, è stato stimato che il 
margine specificamente riferibile ai soli contributi di ricarica è nell’ordine 
del 50-55%, per un valore di circa 950 milioni di euro nel 2005. 
L’effetto prodotto dal contributo di ricarica è quello di elevare 
il prezzo al minuto di una percentuale costante: in sostanza, a parità 
di prezzo al minuto, l’acquisto di ricariche di piccolo taglio comporta 
un incremento del prezzo complessivo anche sensibilmente superiore rispetto a 
quello applicato per i tagli di importo maggiore.
In un contesto di grande 
complessità tariffaria, il contributo di ricarica ha dunque ulteriormente 
accresciuto l’eterogeneità delle voci di prezzo, rendendo più 
opaca la percezione del prezzo effettivo finale del servizio.
Tabelle allegate (da comunicato Agcom.it)
  
- Testo 
indagine conoscitiva sui prezzi (Antitrust-Agcom)