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Open Fiber: l’Italia recupera ritardo connessioni fibra FTTH
Secondo il rapporto di FTTH Council il nostro Paese è secondo in Europa per incremento annuo in termini assoluti di unità immobiliari cablate in fibra fino alle case


30 aprile 2020 - L’FTTH Council Europe, punto di riferimento in Europa per la fibra, ogni anno fotografa, grazie ad uno studio affidato ad IDATE, la situazione delle reti in fibra in Europa restituendo una panoramica sullo stato dell’arte nelle varie nazioni.
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Date le sue elevate prestazioni, in grado di supportare le tecnologie digitali del futuro, l’architettura tutta in fibra (FTTH) è la più adatta a garantire un servizio stabile e future proof, una infrastruttura su cui anche gli incumbent di tutta Europa si sono focalizzati ‘spinti’ dall’ingresso nel mercato di operatori alternativi (ad oggi il 41% delle infrastrutture in fibra ottica europee è realizzata da imprese ex-monopoliste).
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I dati registrati dalla ricerca IDATE di quest’anno sono incoraggianti. Infatti, se si prendono in considerazione i 28 Stati appartenenti all’Unione Europea, l’Italia è al secondo posto per crescita di unità immobiliari cablate passando da una copertura del 24% del 2018 a circa 31% nel 2019 per un totale di 8,2 milioni di unità immobiliari (dati settembre 2019).
- “Il nostro Paese è partito in ritardo rispetto ad altri nella realizzazione e nell’utilizzo di questo tipo di infrastruttura, soprattutto a causa della prolungata assenza di investimenti sulle reti di accesso fisso – ha sottolineato il Presidente di Open Fiber, Franco Bassanini – L’ingresso di nuovi operatori come Open Fiber ha cambiato la situazione e i risultati si iniziano a vedere”.
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- “Open Fiber dalla sua nascita ha sempre sostenuto l’importanza della concorrenza infrastrutturale nel settore delle telecomunicazioni, un assetto di mercato che sta già portando vantaggi a tutti i cittadini e iniziando a colmare il digital divide, anche nelle zone rurali e più remote del Paese – sottolinea Bassanini –. Il modello wholesale only si è dimostrato, infatti, il più adatto a garantire l’accesso alla rete in forma neutrale e non discriminatoria a tutti gli operatori con evidenti benefici per i consumatori in termini di pluralità e ricchezza dei servizi disponibili”. La bontà del modello wholesale only è confermata sia nel nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, in fase di recepimento da parte del Parlamento italiano, sia nelle analisi svolte dall’Agcom e dall’Agcm. Anche il Parlamento italiano, ad amplissima maggioranza, con il decreto fiscale del 2018 (art. 23-ter) ha espresso un chiaro orientamento a favore del modello wholesale only.
Open Fiber guarda al futuro con fiducia, impegnandosi a far sì che l’Italia non perda il treno dell’innovazione grazie alla sua rete che raggiungerà entro il 2023 oltre 20 milioni di unità immobiliari.




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