Wind:
Authority riequilibri effetti distorsivi Decreto Bersani
6 giugno 2007
- ''Wind persegue un'attenta politica industriale in un settore strategico
per il Paese. La concorrenza è a rischio se le liberalizzazioni non sono
accompagnate da misure dell'Authority che riequilibrino gli effetti distorsivi
del decreto Bersani''. E' quanto ha dichiarato l'ad di Wind, Paolo Dal Pino,
in una intervista al Sole 24Ore, sul tema dell'abolizione dei costi di ricarica
che avrebbe danneggiato soprattutto gli operatori più piccoli, rileva che
''a noi interessa la competitività del mercato delle tlc sul lungo periodo.
Prima del taglio dei costi di ricarica, l'Italia era già il secondo paese
in Europa coi costi telefonici più bassi. Oggi, dopo la legge, siamo arrivati
al paradosso - dice Dal Pino - che l'ex monopolista, in alcuni segmenti
di mercato, ha offerte competitive come le nostre. E' in corso una concentrazione
del settore nelle mani dei più forti. L'intervento simmetrico, giustificato
come a favore della concorrenza, ha per ora creato solo una distorsione. Ma l'intenzione
del Governo di incidere anche sullo scatto alla risposta ha avuto l'effetto di
compattare la categoria per chiedere un aggiustamento in sede di Authority''.
Sugli effetti del
Decreto Bersani su Wind, Dal Pino ha sottolineato che ''l'impatto del provvedimento
del Governo è di 300 milioni sul margine operativo lordo del 2007. Cercheremo
di recuperare, ma ci riusciremo solo in parte, con un rialzo delle tariffe. Noi
abbiamo sempre avuto i prezzi piu' bassi, ma ora siamo stati costretti ad alzarli.
Bersani - continua Dal Pino - ha frenato Wind, una compagnia
uscita dalla fase di start-up e in espansione. Il 2007 chiuderà
comunque in utile e confermiamo le guidance già date subito dopo il decreto
Bersani: un Mol in linea con l'anno scorso. Non ci sarà nessun impatto
nemmeno sul rimborso del debito che sta procedendo secondo i piani''.
Intanto, proprio oggi Calabrò dovrà decidere in merito al
dossier sul previsto taglio dei costi di terminazione, il quale riguarda soprattutto
Wind e 3, oltre che Vodafone e Telecom. Le due società minori hanno chiesto
di rimandare di un anno questa manovra per non appesantire troppo i conti con
conseguenze sull'occupazione. Ed è probabile il parere positivo dell'autorità
per le comunicazioni su questo slittamento.
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