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Wind, Pompei: il 2003 sarà l'anno dell'unbundling
Al Convegno ANFoV l'a.d. di Wind illustra in tre punti una innovativa proposta di carattere regolamentare

Roma, 20 novembre 2002 - L'amministratore delegato di Wind giudica positivamente gli interventi governativi in tema di semplificazione delle procedure per l'installazione delle reti fisse a larga banda, UMTS e della TV digitale. E' tuttavia essenziale, precisa, che vi sia la prevalenza delle disposizioni governative rispetto a eventuali Leggi speciali regionali, a delibere regionali e a quelle comunali.
Pompei giudica "molto positivamente il contributo di 75 EUR per la diffusione della larga banda" previsto nella Legge Finanziaria 2003. Ritiene che "il Governo stia facendo la sua parte con adeguate politiche sia dal lato dell'offerta, sia dal quello della domanda". E' necessario tuttavia, aggiunge, che l'offerta si sviluppi, però, in un contesto concorrenziale.
Non solo di incentivi hanno dunque bisogno i consumatori, afferma Pompei, ma di prezzi competitivi generati sempre più dal gioco concorrenziale. Il mercato dell'accesso locale, precisa l'a.d. di Wind, fondamentale per lo sviluppo dei servizi a larga banda, è infatti caratterizzato da un assetto sostanzialmente monopolistico, dominato da Telecom Italia.
Per Pompei "un passo regolamentare fondamentale per lo sviluppo della concorrenza a livello di rete locale è rappresentato dallo sviluppo del servizio di unbundling del local loop, perché la complessità del servizio fa sì che qualunque ritardo nei processi da parte di Telecom Italia venga percepito dalla clientela come disservizio da parte del nuovo operatore.
Serve, dunque, continua l'a.d. di Wind, una riforma profonda dell'unbundling che consenta ai concorrenti di Telecom Italia di competere senza discriminazioni. Secondo Pompei, ciò che serve è una vera e propria "finanziaria 2003 dell'unbundling", ovvero un piano strutturato di interventi che, peraltro, non comporterebbe nessun aggravio alla finanza pubblica ma anzi, determinando un'accelerazione nella diffusione dei nuovi servizi, avrebbe anche ricadute positive sulla finanza pubblica. Le linee direttrici di questo maxi-intervento regolamentare, per Pompei, dovrebbero essere fondamentalmente tre:
a) la riduzione dei costi fissi di unbundling e la loro trasformazione, ogni volta che sia possibile, in costi variabili, ovvero direttamente collegati alla fornitura dei servizi finali alla clientela;
b) la ricerca di un completo orientamento al costo di tutti i servizi di unbundling, compresi i servizi di colocazione su cui la verifica regolamentare è stata per ora molto debole;
c) la ricerca di una vera parità di trattamento tra la divisione commerciale di Telecom Italia ed i concorrenti relativamente all'utilizzo dei servizi di accesso forniti da Telecom Italia; lo stesso servizio di accesso alla rete fornito sia all'interno che all'esterno, ovvero alle divisioni commerciali di Telecom Italia ed ai concorrenti di quest'ultima, non deve essere soggetto a condizioni economiche differenziate, mentre per i servizi forniti solo ai concorrenti (ad esempio la predisposizione dei siti) occorre cercare le soluzioni che minimizzino le diversità e pongano i concorrenti sullo stesso piano delle divisioni commerciali di Telecom Italia.
La soluzione dei problemi che caratterizzano la regolamentazione dell'unbundling consentirebbe, secondo Pompei, obiettivi importanti in termini di copertura geografica:
- a fine 2002 il 27% della popolazione telefonica (coppie attive) potrà beneficiare di una offerta da parte di WIND basata sull'unbundling.:
- a fine 2003 l'obiettivo è il 55% della popolazione telefonica;
- a fine 2004 prevediamo infine di raggiungere il 70% della popolazione telefonica.
Lo sviluppo massiccio dell'unbundling, ricorda infine, è un passaggio obbligato se si vuole che la competizione nel mercato della larga banda non si riduca progressivamente ad uno schema incentrato sull'offerta dei nuovi servizi da parte di Telecom Italia e sulla rivendita degli stessi da parte dei concorrenti. Un tale modello di competizione non ci porterebbe molto lontano. Di fatto i ritmi dell'innovazione e le condizioni economiche di offerta dei nuovi servizi, conclude, sarebbero determinati esclusivamente dall'operatore dominante, o meglio dal monopolista della rete locale di accesso.

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